di Mirna Jovich

Abbandono per una volta l’erotismo, in questo articolo il tabù sono i sensi di colpa.
Vediamo un pò, questi uomini che girano sempre più pericolosi, assetati di sesso, sempre più minacciosi e violenti e queste povere donne che devono stare attente a dove vanno e come si muovono come tante indifese cappuccetto rosso nel bosco, ma siamo proprio arrivati a questo punto?

Sicuramente qualche uomo così descritto esiste ma personalmente non vedo nessun pericolo di stupro dietro ogni angolo della città, tanto meno in un locale sorvegliato come quello dove lavoro.

Eppure ogni tanto sento dire da delle donne che sono state violentate, forzate a fare qualcosa che non volevano, poi si viene a sapere che loro stesse avevano provocato “il lupo”, gli si erano strofinate addosso nel momento in cui hanno visto che la sua attenzione era rivolta a un’altra preda, come si dice? Si, gliel’hanno fatta annusare ancora come un pesce morto buttato in acqua per attirare lo squalo.
E quando questo dà un morso? Vanno a piangere dalla polizia.
A cose fatte.
Che poi magari non è successo nulla, ma si sa lo stupro fa sempre effetto, a noi donne basta dire “un tizio mi ha violentata” e migliaia di porte e di cuori rispettivamente si aprono e si sciolgono. “poverina lei” e “bastardo lui”. Lei la vittima, lui il carnefice.

Funziona sempre così? Assolutamente no. Anzi molto spesso i ruoli si invertono.
Certo se la donna in questione fosse davvero vittima senza colpe nè provocazioni, io sono una di quelle che qualora lo venisse a sapere, si infurierebbe per prima e anche parecchio, evito di raccontare una mia esperienza personale, anche perchè in quel caso il tizio era armato e nessuno poteva intervenire.

Invece in questi fatti che mi giungono alle orecchie viene descritta la solita surreale scena di gente senza cuore che passa o comunque è presente e che non muove un dito alla vista della violenza. E lui che abusa di lei la quale reagisce appena senza neanche urlare.
Se non si era presenti qualche dubbio è lecito che sorga, invece basta quella parolina magica “violenza”, usata e strumentalizzata da molte per scaricare tutte le colpe o i presunti sensi di colpa sul mannaro affamato e manesco che affonda le grinfie e le zanne nella “innocente” carne.
E magari era la carne di una spogliarellista, non che sia lecito che queste vengano toccate anzi da sempre io dico alle ragazze che lavorano con me di farsi ammirare sempre ma toccare il meno possibile, anche se lascio ognuna libera di muoversi come meglio crede, se poi qualcuno esagera ci sono due armadi a due ante poco dietro la tenda che al minimo urletto spostano la loro mole verso la sala e accompagnano poco delicatamente il presunto violentatore all’uscita.
Ma in un Night Club le donne che si spogliano provocano?

Dipende, sta tutto a loro e a come si rapportano con il cliente e se vogliono che questo rimanga tale oppure lo invitano a toccarla o a spingersi anche oltre, o se altrimenti si limitano a esibirsi.
Ma usciamo dal Night e andiamo in un parco o sulla spiaggia o in sauna, ma si andiamo nel bosco proprio come cappuccetto rosso, se qualcuno che neanche conosco mi tocca non mi pare possa essere una cosa molto normale e gradita, e non dipende tanto se lui è bello o brutto ma dal fatto che non c’è quella confidenza, se invece io mi spoglio davanti a lui e gli prendo le mani guidandole sul mio corpo nudo, devo proprio avere una bella faccia tosta, dopo, per lamentarmi che mi ha toccata.
Dovrei rasentare la follia totale oppure sarei la classica furba che non si vergogna di nulla.
E chi lo ha detto che una esibizionista non può provare vergogna? Se facessi una cosa del genere proverei vergogna eccome, non riferita al pudore del Talk Show al quale ho partecipato (ciao Alissa) ma a qualcosa di interiore, a quel buon senso che dovremmo provare tutti, soprattutto per noi stessi, fosse solo per quel pizzico di rispetto che le donne realmente violentate meritano.
E allora chi è il meschino in questo caso?

Ai giudici l’ardua sentenza (quando tutto sfocia in una denuncia).
Personalmente stimo più un “lupo” spinto dal desiderio umano che una finta pudica innocente che nasconde le proprie colpe dietro il tremolante dito su di lui puntato.
Chissà dentro come si sentono queste finte e immacolate cappuccetto rosso.

M.J.