Intervista a Liam Taggart, neo-direttore del Christiaan Eijkman General Hospital di Erocity
Intervista di Vlad Morales

Dr.Taggart lei è molto giovane, mi aspettavo di vedermi dinanzi una persona con qualche anno in più, qual’è il segreto del suo rapido successo? E come ha fatto a bruciare le tappe?

Sinceramente neanche io mi aspettavo che mi venisse proposta la direzione di una struttura ospedaliera. Credo sia stata influente la mia esperienza professionale negli ospedali dei paesi a risorse limitate a basso livello di sviluppo. Lì infatti le risorse a cui attingere sono poche e non sempre adeguate ai problemi che ci troviamo davanti, e in quella realtà bisogna imparare a sfruttare le poche attrezzature che si hanno, cercando di rendere comunque di prestare un servizio adeguato per quanto possibile, e questo non sempre è facile.

Quando ha deciso e capito di voler fare il medico?

Sicuramente non posso dire di aver avuto influenze nell’ambito familiare, in quanto sono figlio di un’insegnante elementare e di un semplice impiegato, dopo il college mi sono chiesto cosa volevo fare da grande e così ho iniziato a guardarmi un pò attorno, volevo qualcosa che fosse sempre in movimento, che non mi desse mai il tempo di annoiarmi o che diventasse monotono e un giorno quasi per caso mi è balenata nella mente l’idea della medicina. Devo dire che la mia famiglia mi ha sempre lasciato molta libertà nelle scelte del mio percorso scolastico e formativo. Quindi da un giorno all’altro mi sono ritrovato ad essere uno studente di medicina ed è stato amore a prima vista! Lo capisci quando al mattino salti giù dal letto prima della sveglia con la voglia di andare a lezione!

Può dirci com’è iniziata la sua carriera?

Nel 1999 subito dopo aver conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia ho iniziato la mia attività da medico generico presso il policlinico universitario di Chicago dove avevo già svolto le mie esperienze di tirocinio clinico. Fin da subito ero stato assegnato all’unità operativa di medicina d’urgenza, può quindi immaginare l’impatto nel ritrovarsi all’interno di un pronto soccorso sin dal primo giorno di effettivo lavoro. ed è li che è nato in un secondo momento l’amore per la chirurgia.
Dopo pochi mesi mi ritrovo quindi come specializzando in chirurgia d’urgenza. In quel periodo di formazione chirurgica ho fatto i miei primi viaggi come volontario nei Paesi del terzo mondo, ma sono comunque riuscito a terminare la specializzazione in tempo, nel 2004. Da quel momento ho sempre lavorato presso l’unità operativa d’urgenza del policlinico di Chicago


Cosa l’ha portata qui ad Erocity? E come vi si trova?

Per la proposta di lavoro che mi è stata fatta, inizialmente ero un pò titubante, capisce bene che dagli Stati Uniti all’Europa è un bel cambiamento. Ma se da una parte c’era
questa sensazione dall’altra ero decisamente lusingato e piacevolmente sorpreso di essere stato scelto dall’altra parte del mondo per ricoprire un ruolo simile. E occasioni simili capitano poche volte nella vita; è stato un cambiamento radicale della mia vita, ho lasciato a Chicago la mia famiglia e le mie conoscenze per affrontare un’esperienza diversa in un Paese dalle usanze completamente diverse. Devo ancora abituarmi ma mi sto impegnando

In che condizioni ha trovato l’ospedale?

Lo standard qualitativo offerto dalla struttura a tutt’oggi è mediocre, sicuramente necessita di una ridefinzione e riprogrammazione dei servizi offerti ai cittadini. C’è comunque una buona base su cui lavorare e c’è molto su cui lavorare
.

Come giudica l’operato dei suoi predecessori?

Non spetta a me giudicare il lavoro svolto da chi mi ha preceduto. Ma ribadisco quanto detto prima, c’è molto da lavorare. E comunque sono tanti gli aspetti di cui tener conto, le risorse umane, i fondi, gli investimenti attuati., non è così facile gestire una struttura sanitaria pubblica, e al contrario è molto facile commettere errori.

Ha delle novità da inserire nell’ospedale?

Assolutamente si. Il diritto di essere curati e di ricevere le cure sanitarie adeguate è un diritto inamovibile del cittadino ed è mio preciso volere far si che ciò avvenga, nel migliore dei modi.
Intendo muovermi su una scia diversa, sono americano e provengo da un ospedale degli Stati Uniti, uno dei più avanzati. Con questo non voglio assolutamente criticare il sistema sanitario europeo, tutt’altro, credo sia invece discutibile il sistema sanitario americano. Ma è anche vero che in america lo standard qualitativo, le strategie aziendali, gli strumenti di gestione, programmazione e diagnosi sono molto all’avanguardia. Ed è quello il modello a cui voglio ispirarmi.

Come giudica il personale che ha a disposizione?

Posso tranquillamente affermare di avere a disposizione presonale ben preparato e formato dal punto di vista professionale. Con le novità in arrivo nella struttura, quindi con i nuovi strumenti di diagnosi, di terapia, nuovi protocolli e nuove tecniche, arriveranno anche dei corsi di aggiornamento per apprendere l’utilizzo della nuova diagnostica, del nuovo materiale. Il personale coinvolto con queste novità dovrà quindi obbligatoriamente frequentare queste ore di corso per essere ben preparato a ciò che si ritroverà a dover utilizzare ogni giorno, conoscendone ogni aspetto. Non solo il come si usa quindi, ma anche il perchè e quali sono i vantaggi rispetto alle tecniche e ai mezzi con cui sono stati sostituiti.
Un’unica nota negativa, ma che comunque non è un segreto, è la carenza di personale sia medico che infermieristico. Una mancanza che spero possa colmarsi presto

Ritiene che le strutture che ha a disposizione nell’ospedale siano adeguate?

A livello di strutture credo che l’ospedale sia adeguato e pronto all’introduzione delle novità a cui sto lavorando ormai da qualche tempo. E’ comunque una struttura nuova e abbastanza grande da ospitare sufficienti unità operative per soddisfare i bisogni del cittadino.

Ritiene che i cittadini siano soddisfatti dai servizi offerti dalla sua struttura? Se sì perchè?

Questo bisognerebbe chiederlo direttamente a loro, spero sinceramente lo siano, ma sono sicuro che lo saranno dopo l’attuazione dei progetti a cui si sta lavorando con fatica e dedizione.
Dal momento in cui ho preso questo incarico ho comunque avviato un’analisi epidemiologica atta a studiare ed analizzare quali siano le patologie maggiormente diffuse nella popolazione locale, in modo tale da avere il maggior numero di informazioni sulla storia naturale della malattia e poter quindi di conseguenza programmare ed attivare piani di controllo e di monitoraggio della malattia. In questo modo avremo un visuale più chiara su dove indirizzare i fondi e le risorse in modo utile a soddisfare i bisogni del cittadino.


V. Morales