Nella letteratura decadente, gli scrittori diedero grande risalto alla figura femminile.
Il suo ruolo si ribalta: da donna sottomessa della letteratura inglese e quella dei “Promessi Sposi” di Manzoni, si approda ad una concezione di femminilità lussuriosa, altezzosa, colta che si contrappone all’uomo, il quale oramai è soggiogato dal periodo buio che pervade l’Europa.
Se molti intellettuali si soffermano alla superficie della questione, uno scrittore in particolare si comporterà diversamente scavando infatti nella verità assoluta che in ogni cosa ricerca: Charles Baudelaire.
Su quest’ultimo si focalizza questo articolo che vuole mettere in risalto come un uomo possa guardare in modi diversi una Donna.
Nelle sue liriche possiamo facilmente notare come la donna viene vista come l’angelo tanto desiderato, la massima espressione del piacere carnale e della felicità spirituale, dunque il miglior essere sulla terra; ma in contrapposizione, sulla sua famosa raccolta di poesie “Les Fleurs du Mal”, la Donna diventa l’antitesi di tutto ciò che un uomo possa desiderare.
Vengono messi in luce i lati oscuri e ambigui dell’amante tanto desiderata, la quale sfrutta il suo compagno per saziare i suoi desideri voluttuosi. Vengono anche presentate delle liriche allegoriche, che si rifanno al filone gotico, in quanto la donna è un ammaliatrice che fa emergere nell’uomo profondi conflitti, per questo viene definita attraverso le figure mostruose provenienti dalla letteratura romantica di Bram Stoker o Mary Shelley, come vampiro o altre figure demoniache.
In un’altra opera, scritta in prosa, lo scrittore rappresenta il suo amore verso un attrice di teatro e rimane ammaliato non tanto dal suo aspetto fisico ma dalla sensualità e l’intelligenza che essa emana, questo è ancora un accentuazione di quel non voler soffermarsi sul lato estetico ma di ricercare qualcosa che vada oltre le apparenze.
La risposta alla domanda iniziale non è quindi semplice: il bene e il male nella Donna in Baudelaire, ma non solo nella sua poesia, si contrastano e alle volte, in un tacito accordo, sfociano in quello che un uomo volente o nolente non può che adorare.
Infine eccovi una poesia del sopraccitato scrittore francese … godetevela:
contorcendosi come un serpente sulla brace
e i seni strusciando contro i ferri del busto,
lasciava colare queste parole
tutte impregnate di muschio:
«Ho le labbra umide e so l’arte di portare
a perdizione su un letto l’antica coscienza.
Asciugo ogni lagrima sui miei seni trionfanti
e faccio sì che i vecchi ridano come i bambini.
Chi mi vede nuda e senza veli,
vede la luna, il sole, le stelle ed il cielo.
Sono, caro sapiente, così dotta in voluttà,
quando fra le braccia temute soffoco un uomo,
o quando, timida e libertina, fragile e vigorosa,
abbandono ai suoi morsi il mio seno,
che, su questi materassi turbati travolti e languenti,
impotenti gli angeli si dannerebbero per me!»
Dopo che ella ebbe succhiato tutto il midollo delle mie ossa,
mi volsi languidamente verso di lei per darle un ultimo bacio:
ma non vidi più che un otre viscido e marcescente.
Chiusi gli occhi, preso da un freddo terrore;
e quando li riapersi alla luce, al mio fianco,
in un luogo del gran manichino
che sembrava aver fatto provvista di sangue.
tremavano confusamente pezzi di scheletro,
stridendo come quelle banderuole o insegne
appese a un ferro che il vento
fa oscillare nelle notti d’inverno.