di Edith Rochelle

“I più grandi scrittori, poeti, narratori e pensatori erotici degli ultimi secoli”
CHARLES BAUDELAIRE
Probabilmente non è il poeta erotico per eccellenza ma sicuramente affronta un aspetto della relazione uomo-donna come una tormento ricorrente, tutta la sua lirica è imperniata sul continuo confronto e raffronto con l’altro sesso: un altro sesso vissuto come alieno da sè ma irrimediabilmente ed irrinunciabilmente anche essenza dell’essere uomo.
Ogni qual volta si accenna ai poeti maledetti o al movimento letterario del decadentismo la mente porta alla luce immediatamente il nome di Charles Baudelaire e con esso richiama la sua opera immortale: ‘Les Fleurs Du Mal’. Oggigiorno è consuetudine pensare a Baudelaire quale poeta maledetto per eccellenza in quanto la sua opera influenzò notevolmente la generazione futura di poeti ribelli.
Perché dunque maledetti?
Maledetti perché si opponevano al conformismo borghese della società che li aveva partoriti, alla quale replicavano non solo poeticamente, ma anche attraverso la propria condotta morale, infrangendo convenzioni letterarie e non.
La loro esistenza è un’accusa manifesta alla città moderna, industriale e capitalistica (per capire appieno la poetica è necessario essere coscienti dei mutamenti socio-politici nei quali il poeta è immerso) e alla perdita di valori, che si traduce in una ricerca dell’Ideale da parte del Poeta. Perduto il paradiso naturale si fa ricorso così a paradisi artificiali, affondando nel vizio dell’alcol, del sesso, della droga; eccessi esplorati da Baudelaire negli scritti de “I paradisi artificiali” (1851), sul vino e sull’hashish come mezzi di moltiplicazione dell’individualità.
Un’esistenza che è negazione della vita stessa, ma che in realtà nasconde un profondo appello alle coscienze sorde e disumanizzate della società, persa nella meccanizzazione e nel profitto. L’eccesso come manifesto, ribellione al moralismo e all’ipocrisia, al puritanesimo delle persone. La disarmonia e l’eccesso divengono i temi prediletti, come il brutto, perché è nell’orrore e nella distorsione che l’umanità vive, schiava della povertà, dell’ignoranza causate dalle distorsioni sociali. La sessualità è vissuta all’ennesima potenza: catarsi e redenzione e al contempo perversione e libertinaggio.
La città in cui Baudelaire vive i propri tormenti è Parigi, la sua amata/odiata Parigi, teatro di mutamenti profondi, che lo attraggono e allo stesso tempo gli provocano repulsione, e della quale il poeta sottolinea con maestria luci ed ombre. Parigi messa a nudo nel suo splendore e nelle sue oscenità.
E se i temi sono scandalosi, eccessivi, meravigliosi e rivoluzionari, a questi si contrappone una sorta di antitesi formale: la metrica usata è tradizionale e si fonda sull’uso costante del verso alessandrino. Eppure l’uso magistrale di ossimori, antitesi e figure retoriche creano una tensione costante, palpabile, in grado di animare e nobilitare le figure e le creature evocate.
Ma l’unico modo di comprendere ‘Les Fleurs Du Mal’ e la poetica Baudeleriana è immergersi nelle poesie che lo compongono, vivendo il crepuscolo di cui sono rivestite.

A tal proposito vi segnalo l’articolo di analisi redatto dal mio collega Armand De Pointe Du Lac e la poesia da lui selezionata per farvi entrare appieno nella magia erotica perversa della poesia baudeleriana.

Edith Rochelle